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  Su pane saboridu

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PANE SAPORITO

Per tutto il giorno miete mia comare,
a fianco a fianco del suo sposo,
e i chicchi d'oro che coglie,
faranno il pane saporito.

Quante e quante, con le labbra tinte,
passan la loro vita in allegria,
e maligne criticano tutti,
mettendo in piazza i difetti degli altri;
cercando con mille magagne
il modo migliore di vestirsi e di spogliarsi,
in alta montagna o al mare
tra incantevoli feste e passatempi;
invece, umile tanto, e tanto bella,
tutto il giorno mietendo, passa mia comare.

Il sole me l'ha fatta tutta mora,
ma sta bene abbronzata, ed è graziosa;
pare di bronzo, ed ha proprio qualcosa
che incanta e che dona stupore:
pare una dea delle messi,
che la terra abbia prodotto e nutrito.
Le spighe le hanno le dita consumato
eppure è tutta brio e buonumore;
non teme sole, non teme sudore,
quando si trova a fianco del marito.

Allo splendere degli astri notturni,
quando lenta si leva la brezza,
quando si sentono dell'usignolo
i lamentosi richiami d'amore,
allora comare prega il Signore:
prega per tutti perché lei sa amare,
e pare che le risponda lo strusciare
delle gravide spighe mosse dal vento:
«Crescano a comare, crescano a cento a cento,
le spighe d'oro che deve ancora tagliare».

Nelle sere d'inverno, a fuoco acceso,
mia comare ha intorno tutti i suoi figli;

culla il piccino e a lungo sospira,
per il marito che lavora lontano.
Che, poverino, semina infreddolito!
Ora che ogni figlio s'è addormentato,
si mette sospirando a setacciare;
le due lacrime che le cadono lente,
certo faranno il pane più saporito

 

Forico Sechi (Nughedu San Nicolò)
3°premio 1957 (Logudorese)